La cucina di Nicola Dinato – ristorante Feva, 1 Stella MICHELIN - si esprime dando modernità e creatività a ricette classiche regionali e nazionali, ma ciò su cui poggia maggiormente è l’importante presenza di verdura e frutta, molto spesso coltivate nei propri orti biologici e sinergici. In un piatto come l’agnello in crosta, ad esempio, la fragranza del contorno lo rende esso stesso co-protagonista; ci sono la purea di zucca, la croccantezza delle mele antiche e delle zucchine, i profumi dei porri, a cui si aggiungono limoni e peperone crusco acquistati da coltivazioni sostenibili. Un luogo a cui lo chef sta dedicando particolare attenzione è l’orto dedicato ai cereali: finalmente ha individuato il giusto artigiano e grazie a questa collaborazione la Feva può vantarsi di essere uno di quei rari ristoranti che può permettersi di servire un primo di pasta secca autoprodotto (in autunno, imperdibili sono i paccheri con canestrelli, pesto di ricci di mare e santoreggia!).
Quasi fosse un percorso verso una maturità consapevole, Dinato studia per diventare uno chef 2.0: un cuoco che prova a riannodare i fili spezzati tra uomo e natura, progettando, per riuscirci, ulteriori passi avanti per la fine del 2021 e l’inizio del 2022 quando passerà ad un utilizzo esclusivo di detergenti biodegradabili, impegnandosi a concretizzare il difficilissimo compito di diventare plastic free. Quasi volesse far allargare i rami della sua Feva verso un futuro ancora più green, perché in fondo tutto sembra molto complicato oggigiorno, eppure - in realtà - rimane pur sempre vero che: “tutto parte dal seme”.